LE ISTITUZIONI
Il governo della Serenissima era
considerato in tutta Europa come un modello per la sua
stabilità, la sua onestà e la sua capacità di
combinare la monarchia, l'aristocrazia e la democrazia
con le figure del Doge, del Senato e del Maggior
Consiglio.
Il Doge rappresentava l'unità della repubblica, veniva
eletto a vita dal Maggior Consiglio tra i membri delle
maggiori famiglie veneziane e in genere aveva almeno 70
anni. I suoi poteri erano molto limitati: non poteva
prendere nessuna decisione senza i sei consiglieri dei
sei sestieri della città, non poteva uscire da Venezia
senza essere accompagnato da almeno due di essi e le sue
azioni venivano controllate dalla Serenissima Signoria,
costituita dai sei Consiglieri, dai tre capi del
tribunale supremo e dal Doge stesso. Inoltre doveva
pagare di tasca propria tutte le numerose feste che
venivano tenute a Palazzo Ducale, tutte
le modifiche al Palazzo e spesso finanziava le operazioni
militari, senza percepire alcuno stipendio dallo Stato.
Infatti non era il desiderio di potere e di ricchezza a
spingere i candidati, ma l'onore di ricoprire la più
alta carica dello stato e ogni famiglia avrebbe voluto
avere il privilegio di avere un Doge con il proprio nome
per il prestigio che questa carica pubblica portava
(tanto che per scrivere il proprio nome nel Libro d'Oro e
avere quindi il diritto di entrare nel Maggior Consiglio
alcuni borghesi o rendevano servizi eccezionali allo
Stato, o pagavano cifre esorbitanti allo Stato o a nobili
squattrinati che vendevano il loro nome) e per nessun
altro motivo. Tuttavia c'è un episodio nero nella storia
della Serenissima legato ad un Doge, Marin Falier, che
dopo l'elezione divenne il capo di una cospirazione
popolare e venne decapitato per ordine del Consiglio dei
Dieci, che si occupava dei crimini contro lo Stato e di
tutte le decisioni che richiedevano il segreto assoluto e
impediva che le ambizioni dei potenti della città
mettessero in pericolo la Repubblica. Nella
Sala del Maggior consiglio, dove sono esposti tutti i
ritratti dei Dogi, venne messo un velo nero al posto del
suo, ricordando il suo crimine.
A Venezia nessuna magistratura concentrava il potere
nelle proprie mani poichè ogni organo era soggetto al
controllo di un altro e la breve rotazione delle cariche
rendeva impossibile la concentrazione del potere da parte
di individui o fazioni e difficile la corruzione perchè
nessuno rimaneva abbastanza in carica per essere utile a
tali scopi. Ma anche a Venezia esistevano gli imbrogli:
prima delle votazioni i membri del Maggior Consiglio si
ritrovavano davanti al Palazzo del Broglio dove i più
potenti cercavano di comprare i voti dei nobili più
squattrinati, chiamati barnabotti. E' da lì che deriva
il termine broglio utilizzato ancora oggi.