CHE NOMI CURIOSI PER DEI LUOGHI!
Le strade di Venezia hanno per la
maggior parte dei nomi molto antichi e soprattutto
curiosi che possono richiamare dei mestieri (come le calli
del Pestrin, cioè del lattaio, del Pistor,
cioè del panettiere, del Fruttarol, cioè del
fruttivendolo, e così via), delle attività commerciali
(come le Mercerie, dove si vendevano le stoffe, le Frezzerie, cioè dove si fabbricavano le frecce, calle
Fiubera, cioè dove si facevano le fibbie per le scarpe,
ecc.) e la provenienza degli abitanti (come le calli dei
Preti e delle Muneghe, cioè le suore, calle dei Ragusei,
cioè degli abitanti di Ragusa, l'attuale Dubrovnik, la
riva degli Schiavoni, cioè dei Dalmati, e così via).
Numerose sono anche le storie che girano intorno ai nomi
dei luoghi: Riva di Biasio deve il suo nome a Biagio,
secondo alcuni titolare di una osteria del XVI secolo
conosciuta da tutti i naviganti per la prelibatezza dei
suoi piatti di carne. La sua fama durò fino al giorno in
cui uno dei suoi avventori trovò il dito di un bambino
nel piatto. Secondo altri era un macellaio che sostituiva
la carne di maiale con quella umana. Ma le cronache sono
molto chiare sulla sua fine: venne condannato dalla
Serenissima, torturato pubblicamente su di una chiatta
che percorreva tutto il Canal Grande perchè servisse di
monito a tutti i veneziani, decapitato tra le due colonne
della Piazzetta e tagliato in quattro parti che vennero
esposte ai quattro punti cardinali di Venezia appese ad
altrettanti ganci perchè tutti potessero vederlo.
Anche campiello Mosca ha una sua origine ben precisa che
non ha nulla a che vedere con i noiosi insetti: a Venezia
si chiamavano mosche i nei posticci che avevano molta
importanza ai tempi della Serenissima poichè lanciavano
messaggi a seconda di dove venivano applicati, secondo un
codice ben preciso. La dama che si fosse messa un neo
vicino all'occhio avrebbe voluto dire:
"irresistibile".